Cedole e dividendi

Qual è la differenza tra cedola e dividendo?

Che differenza c’è tra cedole e dividendi? Se per chi è già addentrato nel mondo degli investimenti questo può sembrare banale, a chi muove i primi passi nella finanza personale i concetti di cedola e dividendo possono creare confusione. Andiamo quindi a vedere in modo semplice cosa sono e perché sono diversi.

Cosa hanno in comune cedole e dividendi. L’erogazione periodica.

Prima di parlare delle differenze tra cedole e dividendi, vediamo l’aspetto comune. Che casualmente è anche il nostro preferito: l’accredito di soldi.

Entrambi, infatti, si concretizzano in un accredito di denaro nei confronti dell’investitore. Come vedremo più avanti, questo può avvenire con cadenza più o meno regolare, a seconda delle condizioni.

Bene, ora che sai che si tratta di una cosa piacevole, proseguiamo con questa breve spiegazione e vediamo le caratteristiche principali dell’una e dell’altro.

Cos’è una cedola?

La definizione originale di cedola riconduce anche ai diritti di tipo amministrativo nelle partecipazioni azionarie, ma a noi non interessa perché al giorno d’oggi quando si parla di cedole ci si riferisce a qualcosa di più circoscritto.

La cedola rappresenta l’interesse periodico maturato da un investimento obbligazionario. È quindi un pagamento nei nostri confronti, a una data scadenza periodica, di quanto spettante dalle condizioni di investimento.

Quanto vale una cedola?

Il valore di una cedola è tipicamente prestabilito nelle condizioni di sottoscrizione dell’obbligazione.

Nella maggior parte dei casi, viene espressa in percentuale sul valore nominale.

Il valore della cedola può essere fisso, variabile nel tempo o variabile in base a determinate condizioni.

Parliamo di tasso fisso, quando le obbligazioni pagano una cedola prestabilita costante nel tempo. Questa può essere anche nulla, come accade per i bot o altre obbligazioni a tasso 0%. In questo caso, il guadagno dell’investitore sarà dato solo dal capital gain, comprando l’obbligazione sotto la pari e ottenendo il rimborso nominale alla scadenza.

Abbiamo poi le cedole variabili nel tempo, ma predeterminate. In questo caso parliamo di obbligazioni step up se il tasso cedolare aumenta nel tempo, e di obbligazioni step down se questo diminuisce.
Ad esempio, un’obbligazione che offre il 3% per i primi due anni, il 4% per i successivi due e il 5% per gli ultimi fino a scadenza è chiaramente una step up. Banalmente, il funzionamento è l’opposto per la step down.

Ci sono poi obbligazioni con cedole variabili in base a parametri non predeterminati. L’esempio più classico è quello delle cedole legate all’inflazione (come i famosi BTP Italia). In questi casi non è possibile sapere in anticipo quanto sarà il valore della cedola, in quanto essa sarà data dalle condizioni economiche precedenti allo stacco.

Perchè la cedola si calcola sul valore nominale?

Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, gli esempi si riferiscono al valore nominale dell’obbligazione. Questo perché le cedole vengono definite in base ad esso e non in base al prezzo d’acquisto.

Sappiamo che, a parte l’acquisto in emissione, anche le obbligazioni possono essere acquistate e vendute sul mercato, e quindi sono soggette a variazione del prezzo in base a domanda e offerta.

Questo però vuol dire che, comprando sotto la pari (quindi ad un prezzo più basso del valore nominale), il rendimento effettivo sarà maggiore.

Facciamo un piccolo esempio: l’obbligazione XYZ viene emessa a 100 e offre una cedola del 5% annuo sul valore nominale (100 appunto). Banalmente, chi la acquista in emissione investe 100 e riceve 5 (lordo) ogni anno.
Se il prezzo dell’obbligazione scendesse nelle successive fasi di mercato, tu potresti comprarla a meno, ad esempio a 80, e ricevere comunque 5 come cedola. Di fatto il tuo investimento avrebbe un rendimento del 6,3% e non del 5%, poichè hai investito meno soldi per avere la stessa cedola di chi ha acquistato a 100.
Allo stesso modo, se il prezzo dell’obbligazione salisse, il rendimento reale scenderebbe (pagando il titolo 120, esso sarebbe del 4,2%).

Quando viene pagata la cedola?

Quello che in gergo si chiama stacco della cedola, cioè il momento in cui questa viene pagata all’investitore, è solitamente prestabilito e già definito quando il titolo viene immesso sul mercato.

La scadenza più tipica è quella annuale, ma non c’è una regola stringente. Ci sono molte obbligazioni con cedola semestrale, ma nulla vieta all’emittente di stabilire cedole più ravvicinate (trimestrali, mensili, ecc…).
Ovviamente in questi casi ogni cedola sarà la corrispondente frazione di quella stabilita dalle condizioni di investimento (se l’obbligazione offre il 5% annuo, le cedole semestrali pagheranno il 2,5% ciascuna).

Esistono poi cedole che vengono pagate totalmente alla fine, cioè al momento del rimborso del nominale.

E se vendo l’obbligazione?

Se vendi l’obbligazione prima dello stacco della cedola, ti verrà riconosciuto il rateo. L’acquirente pagherà, oltre al prezzo d’acquisto (ed eventuali commissioni), anche una frazione dell’importo della cedola che dipende da quanto tempo è passato dal precedente stacco (o dall’emissione nel caso in cui non sia ancora stata versata alcuna cedola).
In pratica, tu ricevi una parte di cedola proporzionata al periodo di tuo possesso, pagata dall’acquirente, mentre il nuovo titolare riceverà allo stacco la cedola intera (recuperando anche la parte a te versata). In questo modo, ognuno avrà la parte di cedola relativa al periodo di possesso.

Mentre questo è sempre semplice con le cedole a tasso fisso, la cosa potrebbe cambiare con quelle variabili. Ad esempio con obbligazioni legate all’andamento dell’inflazione. In questo caso, la parte di rateo pagata e la cedola ottenuta allo stacco potrebbero non corrispondere alle effettive durate di possesso, a causa dell’eventuale andamento altalenante della parte variabile.

Cos’è un dividendo?

Un dividendo è una frazione degli utili aziendali, distribuita agli azionisti. In ogni azienda, infatti, l’assemblea dei soci può decidere di distribuire gli utili, o parte di essi, ai propri azionisti.
In parole povere, ci viene data una parte dei guadagni della compagnia. Direi che ci piace.

Attenzione però: il dividendo può anche essere erogato sotto forma di ulteriori azioni dell’azienda, anziché in denaro.

Tutte le azioni danno il dividendo?

La risposta è no. Mi spiace.
Innanzi tutto, ovviamente, non tutte le aziende fanno utili, o comunque non sempre.
Inoltre, la compagnia può decidere di non distribuire gli utili ma di usarli reinvestendoli nella propria attività. In questo caso non ti verrà versato alcun dividendo.

Non è detto che sia una brutta notizia. In generale, le aziende che reinvestono i dividendi potrebbero farlo per finanziare il loro piano di sviluppo e questo potrebbe incidere positivamente nella valutazione del titolo, che quindi diventerebbe un titolo da cassetto.

Diverso è il discorso per le aziende che trattengono i dividendi per coprire i debiti, ma qui ci limitiamo a parlare dei dividenti e non della selezione dei titoli.

Quanto vale un dividendo?

Il valore di un dividendo può essere sempre diverso nelle varie erogazioni. Questo perché è l’assemblea dei soci a decidere la sua entità. Essendo legato agli utili, il dividendo può diventare maggiore o minore in base all’entità dei guadagni.

È stabilito in un valore fisso per ogni azione, quindi il valore specifico del dividendo sarà sempre lo stesso, mentre a fare la differenza sull’importo totale ricevuto sarà il numero di azioni possedute. Più ne hai, più cresce la somma.

Se, ad esempio, possiedi 1000 azioni della Genoveffa Technology (famosissima azienda di befane hi-tech) e l’assemblea dei soci stabilisce di erogare un dividendo di €0,75 per azione, sapere quanto riceverai è semplicissimo: basta fare la moltiplicazione!

1000 x €0,75 = €750

Le care cyberbefane premieranno quindi il tuo investimento nell’azienda con €750. Molto meglio di una calza piena di poco salutari zuccheri complessi (o carbone nel tuo caso, non lo negare!).

Quando viene pagato il dividendo?

Il dividendo viene pagato a intervalli regolari stabiliti dall’azienda. Solitamente è semestrale, quindi viene pagato due volte l’anno. Ci sono però aziende che pagano il dividendo ogni trimestre, così come alcune lo fanno una volta l’anno. Ricorda sempre che il dividendo non è una garanzia a vita, in quanto l’assemblea dei soci potrebbe anche decidere di non pagarlo in virtù di determinate condizioni.

Data di stacco e data di pagamento

Occorre fare molta attenzione a un aspetto fondamentale nel pagamento di un dividendo. Il tutto, infatti, si basa su due date distinte: la data di stacco e la data di pagamento.

La data di stacco del dividendo è il giorno in cui l’azionista matura il diritto a ricevere il dividendo.

La data di pagamento del dividendo è, invece, la data in cui esso viene materialmente erogato agli azionisti.

Solitamente tra le due date c’è un gap di 3 giorni.
Per ottenere il pagamento, devi possedere il titolo alla data di stacco.


Facciamo un esempio:


La Genoveffa Technology (sempre lei, l’azienda befanifera migliore della Silicon Valley!) stacca il dividendo il giorno 6 gennaio (ma che coincidenza!), e lo paga il 9 gennaio. Ciò vuol dire che il 9 gennaio avrai il pagamento del dividendo solo se eri titolare di azioni Genoveffa Technology alla data del 6 gennaio.
Se compri le azioni l’8 gennaio, anche se sei in anticipo sulla data di pagamento, non ti verrà erogato alcun dividendo, poiché non avevi azioni alla data del 6.


Allo stesso modo, se eri proprietario alla data del 6 gennaio, e il 7 gennaio vendi tutte le tue azioni, il giorno 9 riceverai comunque il dividendo pur non avendo più in portafoglio la Genoveffa Technology, poiché ne avevi comunque maturato il diritto nella data di stacco.

Conclusioni

Ora sai perfettamente la differenza tra cedola e dividendo. Ricorda, però, che i guadagni di questo tipo non dovrebbero rimanere fini a se stessi, ma essere reinvestiti per sfruttare il potere dell’interesse composto.

E tu hai azioni o obbligazioni che usi per avere una rendita da cedola/dividendo?
Sei uno di quei ricconi che ha talmente tanti soldi investiti in bond da poter vivere solo grazie alle cedole? Dimmelo nei commenti!

Se questo articolo ti è stato utile e conosci qualcuno che fa ancora confusione con l’argomento, condividilo sui social per aiutare anche gli altri.

Ti ringrazio per la lettura e ti do appuntamento al prossimo articolo!

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Patrick
Patrick

Magnate della finanza, CEO di Silicon Valley, eccentrico miliardario. Non sono nulla di tutto ciò.
Sono un risparmiatore e un investitore appassionato da sempre di finanza personale.
Ho creato "le mie finanze" per condividere esperienze e conoscenze sulla finanza personale con chi desidera migliorare la propria situazione.
L'alternativa era fare il cantante famoso, ma non so cantare e non sono famoso. Però sono esperto di battute cringe.

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