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“Tanto io ho i soldi in banca!” – la storia di uno stupido che pensava di essere ricco

Oggi scrivo un articolo diverso, che non dovrei neanche definire “articolo”. Difatti è una storia, seppur con un importante insegnamento.

L’idea mi è venuta ripensando ad un vecchio conoscente, testardo e ottuso, di quelli che non solo non ammettono la realtà dei fatti, ma insistono nel darti consigli totalmente errati sulla base di convinzioni frutto della volontà di perseguire l’ignoranza.

Per non far torto alla sensibilità di alcuno, lo chiameremo semplicemente Antongianni.

Antongianni era un impiegato col “posto fisso”, lavorava al comune di Giargianate. Dopo essere entrato con una bella spinta da parte dello zio politico, ormai da diverso tempo prendeva lo stipendio generosamente pagato dai bravi contribuenti di Giargianate, i giargianesi.
Non aveva mai avuto particolari difficoltà, anzi veniva da una famiglia con un discreto benessere, essendo figlio di un professore universitario. Gli era stato lasciato un appartamento in centro e anche una bella sommetta di 50000 euro, della quale era estremamente orgoglioso, tanto che non perdeva occasione per sbandierarla ai quattro venti, neanche fosse stata il tesoro più grande del mondo. Non aveva mutuo, né famiglia da mantenere e spendeva ogni mese tutto lo stipendio perché “tanto aveva i soldi in banca”.
Il suo tesoretto gli sembrava il segreto per la ricchezza e allo stesso tempo ciò che gli avrebbe consentito sempre una vita agiata e la possibilità di spendere tutto quello che guadagnava. Era molto attento a non toccare mai i suoi 50000 euro in banca, ma nulla restava dello stipendio: se a fine mese era avanzato qualche soldo, questi venivano subito spesi al bar all’inizio del mese dopo.

Nello stesso ufficio, qualche tempo dopo di Antongianni, arrivò anche Luca, che aveva qualche anno in meno, era un ex freelance e aveva ottenuto il posto vincendo il concorso pubblico. Anche Luca aveva dei risparmi, che però erano frutto di una ferrea disciplina di parsimonia. Lui, infatti, non veniva da una famiglia come quella di Antongianni: aveva iniziato a lavorare da ragazzino, passando le estati a fare il bagnino e mettendo nel suo salvadanaio a forma di auto da corsa tutto quello che incassava.
Crescendo, si era imbattuto in un libro che parlava dell’indipendenza finanziaria e, incuriosito, aveva iniziato a studiare sempre di più la materia della finanza personale. Dopo diversi approfondimenti, da bravo studente quale era, aveva capito come fare i primi investimenti e stava piano piano mettendo a rendita con soddisfazione il suo gruzzolo.

Un giorno, chiacchierando tra colleghi davanti alla macchinetta del caffè, un altro impiegato iniziò a lamentarsi di quanto fosse basso lo stipendio e del fatto che non venisse adeguato da molti anni. Proprio in quel momento rientrò Antongianni (che prendeva il suo caffè solo al bar) e, capendo l’argomento della discussione, non si fece sfuggire l’occasione per tirare fuori tutto tronfio il suo solito tormentone.

“A me che me ne frega! Tanto ho i soldi in banca!”

Luca, essendo una persona molto riservata, non chiese nulla a riguardo, pur sembrandogli davvero bizzarra come affermazione: in fondo, chi ha un capitale tanto grande da potersi fare beffe dello stipendio, non lavorerebbe al comune per 1400 euro al mese. E, allo stesso tempo, chi davvero ha un buon capitale sa che ogni euro in più non fa che aiutare.
Vedendo che Luca non accennava reazioni a questo suo proclama, Antongianni, quasi seccato, si sentì in dovere di dare ulteriori informazioni:

“Sai, i miei genitori mi hanno lasciato 50000 euro 8 anni fa, quindi io ormai sono a posto!”

Luca allora rispose con grande naturalezza.

“Mi fa piacere! Immagino che ormai li avrai anche raddoppiati. è stato davvero un buon decennio per i mercati.”

Il sorrisone di Antongianni si spense all’istante. Si aspettava ammirazione, non chiacchiere del genere:

“Ma cosa stai dicendo? Queste sono tutte idiozie! Mettere i soldi in quelle cose lì serve solo a farseli fregare dalla banca! I miei soldi sono al sicuro sul conto corrente e da lì non si muovono!”

“Mi spiace” – rispose Luca – “Da come ne parlavi con sicurezza ho dato per scontato che quella somma, a distanza di questi anni, ti avesse generato una bella rendita.”

“Ma che me ne importa della rendita… ho lo stipendio che nessuno mi può togliere, me lo spendo e non mi servono altre rendite!”

“Ma sicuramente risparmierai una parte dello stipendio per aumentare la somma, deduco.”

” E perché mai? Se ti ho appena detto che ho i soldi sul conto!”

“Antongianni, scusami, ma non sei preoccupato per l’inflazione? In 8 anni hai già perso potere d’acquisto, e da qui all’età della pensione, visto che mancano molti anni, quella somma varrà sempre meno se non la proteggi con un buon investimento o non risparmi più nulla.”

“Ma che inflazione e boiate varie! Queste sono le cose che dicono alla tv per farci dare i soldi alle banche! 50000 euro sono sempre 50000 euro!”

Era chiaro come il sole che si trattava di una battaglia con i mulini a vento. Ed era anche chiaro che senza uno zio in politica un tizio del genere non avrebbe mai trovato posto in un ufficio. Per senso civico, Luca doveva fare un ultimo tentativo.

“L’inflazione è un problema reale. Pensa a cosa potevi fare 20 anni fa con 100 euro e cosa puoi farci oggi. Oppure pensa a un qualsiasi bene di consumo e a quanto costa oggi rispetto a 20 anni fa. Allo stesso modo i nostri soldi non fanno che perdere valore. Se anche la cifra resta la stessa, il suo valore è sempre inferiore per via della perdita del potere d’acquisto. Avendo già una discreta somma, dovresti davvero pensare a investirla, anche in strumenti più “tranquilli”, per proteggerla un minimo dagli effetti dell’inflazione, se proprio non vuoi trarne un profitto.”

“Ah, ma sei di coccio! Questi sono problemi per chi non ha lo stipendio fisso e può perdere il lavoro, non miei! E poi che sono queste chiacchiere sugli strumenti, su 20 anni fa e menate varie? Mi sa che tu parli per invidia… come tutti!”

Luca pensò ai suoi 60000 euro di portafoglio, frutto di anni di risparmio e investimento, al fondo pensione attivato in previsione dei prossimi 30 anni, al 10% che toglieva ogni mese dallo stipendio per metterli nel conto di risparmio privandosi di qualche svago… e decise che era meglio tacere. Sì, era decisamente meglio tacere ed evitare quello che gli ripeteva sempre la nonna: “a lavare la testa all’asino, ci si rimette tempo e sapone”.

Passando gli anni, Antongianni restava quello del “che me ne importa, tanto ho i soldi in banca”, mentre Luca continuava nel suo percorso da risparmiatore. I frutti erano sempre migliori grazie alla sua diligena e all’effetto dell’interesse composto.

Passò altro tempo, e Luca decise che era giunto il momento di iniziare a godere della maggiore serenità che gli dava quanto di ben fatto fin’ora. Il suo patrimonio era infatti notevolmente cresciuto. Chiese quindi di lavorare solo part-time.

Qualche anno più tardi, Luca andò in pensione anticipatamente, ormai sicuro della somma che nel frattempo era diventata a 6 cifre.

Ad Antongianni la cosa non quadrava. Non era possibile, perché lui non poteva farlo. Doveva sicuramente esserci qualcosa di strano sotto, ma non riusciva a capire come. Decise quindi che Luca doveva aver ereditato una grossa cifra o vinto alla lotteria.

Arrivò un periodo con un’inflazione da record, talmente alta che non si registrava così da 50 anni, e Antongianni aveva ormai smesso di propinare a chiunque la sua solita spocchia del “tanto ho i soldi in banca”, perché già da tempo aveva iniziato a mettere mano al conto corrente per tirare avanti, visto che quelllo stipendio “sicuro” mai adeguato nel tempo era adesso insufficiente a coprire le normali spese di chi non aveva mai imparato a gestire le proprie finanze.

Venne il momento della pensione anche per Antongianni, anni dopo Luca, solo che la pensione da impiegato, dopo i tagli effettuati nel tempo, era davvero una miseria anche rispetto al piccolo stipendio percepito durante il periodo lavorativo.

Senza altre entrate, da solo a dover affrontare i pagamenti e col conto in banca ormai ridotto a una frazione di ciò che era, Antongianni non sapeva più come andare avanti e fu costretto a vendere il suo vecchio appartamento per passare a un piccolo monolocale ai margini della città, dovendo al contempo iniziare ad imparare come risparmiare e vivendo con un rancore perenne, specialmente verso Luca, che non vedeva ormai da diversi anni.
Dal tipo tronfio che credeva di essere un riccone e ringhiava contro chi cercasse di fargli aprire gli occhi sulla realtà del denaro, si trasformò in un vecchio arcigno che dava a chiunque altro la colpa della sua condizione.

Luca nel frattempo sorseggiava la sua tisana allo zenzero dopo la giornaliera passeggiata nei boschi, con la tranquillità dei dividendi che gli venivano pagati ogni mese dai suoi investimenti, e tutti i vantaggi fiscali offertigli da un altro paese comunitario che per 10 anni non gli avrebbe applicato ritenute sulla pensione. Antongianni non fece mai parte dei suoi pensieri.


Questa semplice storiella può sembrare esagerata ma vi assicuro che non lo è affatto.

Gli insegnamenti in essa contenuti sono molteplici, ma ci tengo a sottolineare subito il più importante: essere ottusi può portare solo alla rovina!

Il caro Antongianni non solo era talmente imbecille (perché così dobbiamo chiamarlo) da credere di potersi fare beffe di tutto grazie a una piccola somma ereditata, ma anche così ottuso e pieno di sè da non considerare nemmeno lontanamente l’ipotesi di migliorare la propria conoscenza sul denaro e da sbarrare la strada a qualsiasi possiblità di rendita a causa di preconcetti anacronistici.

Chiaramente, oltre a non essere una cima, Antongianni aveva una totale mancanza di educazione finanziaria. Neanche le basi!
Tu che sei su questo blog, sicuramente sei già anni luce avanti rispetto a un personaggio del genere, ma ricorda sempre che la finanza personale è fatta di studio perenne. Sia che tu stia muovendo i primi passi che sia già adagiato su un portafoglio ben avviato, non smettere mai di acquisire nuove informazioni e nuovi punti di vista.
A tal proposito, ti consiglio di visitare anche la sezione sui migliori libri.

Ci sono però altre morali nella storia di questi due impiegati della ridente cittadina di Giargianate. Infatti, non dobbiamo solo guardare alla brutta fine di quel cretino di Antongianni (mi spiace, non posso mostrare clemenza con certa gente). La storia di Luca ci parla di tutt’altro: con una corretta educazione finanziaria, si può raggiungere un obiettivo di vita serena anche partendo da un salvadanaio riempito con i lavoretti estivi.
Risparmiare e investire, saper regolare la propria vita in base alla propria situazione finanziaria, sapere come funziona il denaro: questi sono gli ingredienti imprescindibili di ogni ricetta di libertà finanziaria. Il tempo di cottura è diverso per ognuno di noi, ma la lista della spesa è la stessa [passatemi la metafora culinaria, purtroppo sto scrivendo quando è quasi ora di pranzo e inizio ad avere un certo languorino].

NOTA: se ti chiami Antongianni non sentirti offeso, chiaramente non sto parlando di te ma di uno che rovina il tuo nome. Se invece ti chiami Antongianni e sei un raccomandato politico nel comune di Giargianate, allora sì: sentiti pure offeso perché ce l’ho proprio con te! Capra!

E tu, come avresti gestito le finanze di Antongianni? Quei 50000 euro quanti sarebbero adesso in mano tua?

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Patrick
Patrick

Magnate della finanza, CEO di Silicon Valley, eccentrico miliardario. Non sono nulla di tutto ciò.
Sono un risparmiatore e un investitore appassionato da sempre di finanza personale.
Ho creato "le mie finanze" per condividere esperienze e conoscenze sulla finanza personale con chi desidera migliorare la propria situazione.
L'alternativa era fare il cantante famoso, ma non so cantare e non sono famoso. Però sono esperto di battute cringe.

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